La mostra fotografica “Le vie dell’anima” a Monza

Dalle Ande all’Etiopia, dal Tibet al Sahara, dai luoghi sacri dell’Islam al Gange, sono sicuramente uno degli eventi dell’estate, segno della vitalità della città lombarda, gli scatti del fotografo Kazuyoshi Nomachi in mostra fino all’8 novembre al Serrone della Villa Reale di Monza. Nel corso della sua carriera il fotografo giapponese ha compiuto una serie di viaggi lungo “Le vie dell’anima“. Parliamo di 200 scatti, sette sezioni che ricostruiscono il percorso di Nomachi alla ricercà delle spiritualità e della sacralità dell’esistenza nel mondo. Il fotografo ha sempre rivolto la sua attenzione ai popoli che vivono nelle zone più difficili e aspre del pianeta, affascinato dai grandi spazi e dalla forza di quelle genti.

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Si legge nella presentazione della retrospettiva: la mostra monzese «ricostruisce il viaggio di una vita attraverso la sacralità dell’esistenza nella vita quotidiana, un’esperienza vissuta dall’artista in terre tra loro lontanissime, ma accumunate da quella spiritualità che dà un ritmo e un senso alle più dure condizioni. Una spiritualità che solo Nomachi sa cogliere in paesaggi di unica e straordinaria bellezza, dove i ritratti e le figure umane assumono una dignità assoluta e si fondono con il contesto in composizioni quasi pittoriche, dominate da una luce abbagliante, reale e trascendentale al tempo stesso». In pratica, la più grande mostra antologica mai dedicata all’artista, organizzata da Civita Cultura e promossa dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza con il patrocinio di Expo, nel segno del marchio Monza crea valore. «Il mio primo libro di fotografia è stato stampato a Milano, grazie a Mondadori, quarant’anni fa, nel 1977: in cinque lingue, dedicato al Sahara. Mi chiamavano il boy photographer. Dopo tanto tempo sono ancora un fotografo e devo molto a quel libro, con cui è partita la mia carriera. Ed è per questo che torno sempre con piacere qui» coì parla Nomachi durante la conferenza stampa di presentazione della mostra.

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