Hong Kong: aperto il nuovo terminal crociere

Il vecchio scalo di Hong Kong, lo storico Kai Tak, l’aeroporto con l’atterraggio forse più spettacolare del mondo, dopo 15 anni rivive come terminal di crociere. Un atterraggio che definire da brivido è poca cosa. Situato nel cuore della angusta, quanto affascinante metropoli asiatica, tra il Victoria Harbour e la Kowloon Peninsula, quasi sommerso dall’imponente downtown di grattacieli alti fino a 4-500 metri, concentrati in uno spazio ristretto, il tutto quasi incastonato tra mare e monti, costringeva i comandanti degli aerei ad autentiche acrobazie, non di rado rese ancor più difficoltose dal vento. Nato negli anni Venti, il vecchio Kai Tak divenne ben presto incompatibile con lo sviluppo urbano dell’ex colonia inglese, e fu pensionato nel 1998, pochi mesi dopo il definitivo passaggio di consegne tra Regno Unito e Cina.

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Gli amministratori della provincia autonoma cinese sperano di fare del nuovo terminal dell’archistar britannica Norman Foster un’icona della città. Lungo circa 850 metri al suo interno, sul tetto, un enorme giardino con viste a 360 gradi sul downtown. E, naturalmente, due punti di attracco capaci di ospitare navi da crociera fino alle misure massime: 300 metri e oltre di lunghezza, 150 mila tonnellate e passa di stazza (220 mila la capacità massima teorica ospitabile): la prima ad attraccare, la Mariner of The Seas di Royal Caribbean – 310 metri, 15 ponti, oltre 3 mila passeggeri a bordo. Un’operazione costata quasi un miliardo di euro (8,2 miliardi di dollari locali), che al momento qualcuno vede ancora azzardata, anche in considerazione del non esaltante traffico previsto nel breve termine: solo 19 navi attraccheranno nei prossimi 12 mesi. Ma nella ex colonia britannica ci credono, anche in virtù delle prospettive di crescita del mercato crocieristico asiatico, e in particolare della clientela “locale”. E secondo Royal Caribbean, tra i giganti della vacanza galleggiante il primo a puntare sul nuovo scalo, la clientela cinese, che ancora oggi dà numeri relativamente bassi, nell’arco di 2-3 anni si insedierà al secondo posto, dietro agli Stati Uniti, ma davanti all’Inghilterra, per numero di passeggeri/contratti. In ogni caso, a Kowloon hanno predisposto, sin dall’origine, un piano B: sale d’attesa e terminali sono facilmente riconvertibili per ospitare mostre, eventi e quant’altro, il che accadrà sistematicamente in bassa stagione. Il tutto, però, al momento non è ancora ben collegato: benché “centrale”, ma i collegamenti via trasporto pubblico sono già in programma…Insomma, l’idea in un certo qual modo è una scommessa, benché supportata soprattutto dall’accresciuta capacità di spesa assoluta del turista asiatico e cinese in particolare. Restano i dati attuali, secondo i quali dei 21 milioni annui di crocieristi, solo il 7 per cento è costituito da asiatici, contro un 27 per cento di europei e una quota prossima ai 2/3 di nordamericani. Un pubblico che per definizione sceglie Caraibi e Mediterraneo, o perlomeno così ha sempre fatto.

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Ma questo si deve anche al fatto che gli asiatici hanno iniziato a concepire l’idea di viaggio di piacere e relax solo di recente – ha spiegato in questi giorni Liu Zinan, Ad dell’Asian Cruise Association – E la penuria di scali adeguati e la conseguente scarsa possibilità di creare itinerari appetibili hanno fatto il resto“. Singapore ha aperto un grande terminal l’anno scorso – Carnival ci ha fatto la sua base asiatica, vi fanno regolarmente scalo anche alcune navi di Costa Crociere e anche Shanghai e Tianjin si sono attrezzate. Inizia la battaglia.

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fonte | viaggi.repubblica.it

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