Tutti i padiglioni di Expo 2015 a Milano

L’Expo 2015 (ufficialmente Esposizione Universale Milano 2015) avrà luogo a Milano tra il 1º Maggio e il 31 Ottobre 2015. Il tema proposto per l’Expo in Italia è “Nutrire il pianeta, energia per la vita“, e vuole includere tutto ciò che riguarda l’alimentazione, dal problema della mancanza di cibo per alcune zone del mondo a quello dell’educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli OGM. Milano è stata già sede dell’Esposizione Internazionale nel 1906 con il tema dei trasporti. L’esposizione può essere un’occasione rilevante se si riesce a trasformarla in un momento di riflessione. Questa volta non devono stupire e meravigliare. Alle architetture è richiesto di interpretare un tema molto concreto, di essere smontabili e riciclabili, completamente fruibili dai disabili, avere spazi aperti tenuti a verde. Grandi progettisti italiani e internazionali hanno accettato la sfida. Con esiti inaspettati e comunque spettacolari. Ecco una carrellata dei vari padiglioni nazionali, corporate e delle organizzazioni.

Expo

Padiglioni nazionali

  • Angola: una lunga striscia sottile costruita a coprire l’intera lunghezza del lotto è l’immagine chiara del padiglione dell’Angola. Il corpo di fabbrica è realizzato con una struttura mista di travi di acciaio, legno lamellare e un sistema prefabbricato a secco, che assicura la migliore gestione in termini di riciclo e smaltimento dei materiali.
  • Argentina: è la più grande area espositiva coperta. L’esperienza del padiglione, organizzata secondo quattro aree tematiche, prosegue attraverso una struttura metallica multipiano a pianta centrale, che sorregge un secondo volume chiuso e si conclude a nord in uno spazio di incontro all’aperto, che affaccia su uno specchio d’acqua circolare.
  • Austria: il padiglione austriaco punta direttamente a una delle radici nella qualità del nostro ambiente, ponendo al centro della sua riflessione l’aria che respiriamo. Il progetto redatto da Klaus K. Loenhart dello studio Terrain di Graz ha sviluppato uno spazio in cui architettura, natura, cultura e ricerca si fondono in un’unica esperienza sensoriale e culturale. All’interno del Padiglione è riprodotta in scala ridotta una foresta austriaca che fornisce 62,5 chilogrammi di ossigeno fresco ogni ora.
  • Austria

  • Azerbaigian: padiglione tra i più esuberanti dell’intera esposizione con due enormi sfere trasparenti in acciaio e vetro curvo, di grande effetto scenografico, sfondano le solette dell’edificio e si propongono ai visitatori come veri e propri condensatori dell’altissimo grado di biodiversità che caratterizza il territorio azero. Intorno a esse, l’esposizione si snoda a partire dal piano terreno, dove alla pavimentazione minerale si alternano fasce di arbusti fioriti, fino alla terrazza accessibile in copertura, dov’è prevista un’ampia area ristoro.
  • Bahrain: La visita al padiglione dello stato mediorientale si preannuncia come un’esperienza atipica e intrigante in un sito Expo ricco di architetture-icona fortemente riconoscibili. Lo studio di Anne Holtrop sceglie di racchiudere l’intero lotto con un paramento continuo, di altezza costante, all’interno del quale sono ricavati pochi ingressi selezionati. Attraverso questi portali, il visitatore accede a uno spazio edenico dove alle sale espositive si alternano radure fittamente alberate, preziosi momenti di sosta e di frescura.
  • Bahrain

  • Brasile: sfamare il mondo con soluzioni è il tema centrale attorno del padiglione brasiliano. L’area di 4.133 metri quadrati è immaginata dallo studio di Arthur Casas intorno all’immagine della rete e delle relazioni che vengono generate dal mettere a sistema ricerca scientifica e produzione avanzata. Il corpo di fabbrica è organizzato in due elementi distinti in legno: una galleria e un edificio posto perpendicolarmente.
  • Cile: L’ospitalità è il tema centrale che il padiglione del Cile sviluppa nei suoi contenuti espositivi e nella sua struttura architettonica. Il progetto, elaborato Cristián Undurraga, si presenta per chiarezza compositiva e costruttiva grazie a due semplici elementi che definiscono il corpo di fabbrica: un piano terreno destinato all’accoglienza e una scatola superiore espositiva e protetta.
  • Cile

  • Cina: “Land of Hope” è il tema scelto per il padiglione della Repubblica Popolare Cinese e progettato da Yichen Lu, a indicare la necessità di integrare in maniera armoniosa la crescita tumultuosa delle sue metropoli con il paesaggio agrario tradizionale. Il progetto è il risultato di un concorso vinto da Yichen Lu (Tsinghua University + Studio Link-Arc). Una grande copertura ondulata sorretta da una struttura di legno e acciaio, rivestita con una trama di pannelli metallici microforati leggermente dorati.
  • Colombia: il padiglione punta a offrire al visitatore un’esperienza sensoriale indimenticabile. Per raggiungere questo obiettivo, i prospetti sono pensati come superfici parlanti e si arricchiscono di gigantografie, pattern disegnati e dati numerici, con la vegetazione rigogliosa in copertura che funge da coronamento visivo. In poco meno di 2mila metri quadrati, i curatori condensano la ricchezza dei cinque “piani termici” esistenti al mondo, tutti presenti in una nazione che si estende dal Pacifico alle Ande.
  • Colombia

  • Emirati Arabi Uniti: Uno dei padiglioni più grandi di Expo 2015 con una superficie di 4.386 metri quadrati è immaginato dallo studio inglese Foster & Partners come una potente riflessione sul futuro degli Emirati Arabi Uniti. Elemento comune è la sabbia con pareti alte fino a 12 metri trattate con questa materia.
  • Estonia: Il progetto di questo padiglione di 1.100 metri quadrati dello studio Kadarik Tüür Arhitektid, realizzato con materiali riciclati e naturali e organizzato longitudinalmente attraverso un corpo di fabbrica attraversabile come una galleria urbana, è il modo di raccontare la storia e le potenzialità dell’Estonia. Piena sostenibilità e tecnologie a portata di tutti per il Paese che ha inventato Skype e che sta impostando le proprie politiche ambientali sulla sperimentazione e sul mantenimento di un diffuso equilibrio ambientale.
  • Estonia

  • Francia: La Francia mette in campo il meglio del suo know-how nazionale in materia di ossature in legno di forma complessa. Il padiglione appare a distanza come un gigantesco monolite, scavato da grandi caverne che permettono ai visitatori di accedere al “mercato”, concept fondativo dell’organizzazione degli spazi interni.
  • Germania: Nei 5mila metri quadrati a loro disposizione, Lennart Wiechell, Schmidhuber, Milla & Partner e Nüssli, progettisti del padiglione tedesco, riproducono le forme morbide e i dolci declivi della campagna tedesca. Al grande basamento che racchiude lo spazio espositivo, interamente realizzato in legni locali, sovrappongono una sequenza di elementi fitomorfi che si ripiegano su sé stessi per ombreggiare la grande terrazza sopraelevata aperta al pubblico.
  • Germania

  • Giappone: il padiglione giapponese è definito da una sequenza di “stanze” ispirate alle tipologie tradizionali della città storica di Kyoto. Il visitatore raggiunge lo spazio espositivo principale risalendo una passerella in leggera pendenza, delimitata da due paramenti continui in legno.
  • Iran: A partire dal concept sviluppato da Kamran Safamanesh, il padiglione iraniano si costruisce come una morbida tenda, che si ripiega per ombreggiare lo spazio espositivo. La mostra si sviluppa al primo piano dell’edificio in un’unica aula, spazio continuo aperto allo scambio e alla condivisione. Il cielo di questo grande mercato ripropone le caratteristiche geometrie triangolari del sofreh, nome del riquadro di stoffa che, nella cultura persiana, simboleggia la tavola imbandita.
  • Iran

  • Kuwait: La sfida della Natura è il tema centrale del Kuwait, che si presenta con un padiglione dedicato a tre grandi filoni tematici come l’acqua, l’agricoltura e l’energia.
  • Lituania: con una ricca tradizione in campo agricolo, sia come Paese che sta sviluppando tecnologie innovative, la Lituania ha un padiglione da 1.147 metri quadri dove si possono gustare formaggi di alta qualità, pancake, pane di segale, torte tradizionali e molti altri prodotti tipici provenienti da cooperative, fattorie familiari e piccole imprese del settore alimentare. Ma possono anche apprezzare la bellezza dei tanti oggetti artigianali fatti con materiali naturali come lino, lana, legno, argilla e ambra.
  • Lituania

  • Malesia: Il padiglione della Malaysia, progettato da Hijjas Kasturi Associates, non rischia di passare inosservato. Quattro enormi “capsule”, ispirate alle forme dei semi del riso e della foresta pluviale, si allineano lungo un unico deck sopraelevato di connessione e costruiscono un paesaggio astratto e misterioso.
  • Marocco: Il padiglione del Marocco rilegge in chiave contemporanea le forme e gli spazi della kasba. Di questa tipologia tradizionale di cittadella fortificata, diffusa in particolar modo nella regione dell’Alto Atlante, riprende i prospetti lisci e continui, dotati di poche aperture di piccole dimensioni, ma anche l’articolazione complessa degli interni, dove si alterano corti e ambienti più racchiusi. Così, il viaggio dei visitatori attraverso i sapori tipici del Paese nordafricano si trasforma in un’esperienza spaziale unica.
  • Marocco

  • Messico: Una gigantesca pannocchia distesa in orizzontale: così appare a distanza il padiglione messicano, omaggio dei progettisti Francisco López Guerra Almada e Jorge Vallejo al mais, l’alimento più diffuso nel Paese. Una grande superficie inclinata accoglie i visitatori all’incrocio tra cardo e decumano e prosegue in una rampa elicoidale attorno cui si organizza il percorso espositivo. Le “foglie” della pannocchia abbracciano lo spazio interno e lo proteggono dalle intemperie, schiudendosi in alcuni punti strategici per consentire l’ingresso della luce naturale.
  • Nepal: Implementing Expert Group (Ieg) è lo studio di architetti scelto dal governo nepalese per la realizzazione del padiglione nazionale a Expo 2015. La disposizione planimetrica degli edifici si ispira alle composizioni geometriche del Mandala buddhista e ricrea la complessità degli spazi tipica dei villaggi himalayani. Parallelamente, i progettisti hanno coordinato una squadra di manodopera altamente specializzata, che si è occupata di riprodurre gli elementi costruttivi tradizionali delle abitazioni nepalesi.
  • Nepal

  • Oman: Il padiglione dell’Oman si affida alle atmosfere misteriose e suggestive dell’architettura locale tradizionale. I progettisti hanno ricreato un paesaggio montuoso in miniatura, innervato da un sistema di canali che rende omaggi agli aflaj, sistemi di irrigazione tipici del Paese mediorientale. Su questa superficie sopraelevata si dispongono un castello, una fortezza e un giardino segreto suddiviso in tre parti (dedicate al sole, alla sabbia e al mare).
  • Monaco: Monaco si concentra sui temi della solidarietà e della condivisione. Il progetto di Enrico Pollini rappresenta questi valori attraverso un vocabolario architettonico complesso: ai veri container merci, simbolo dell’importante ruolo di hub di scambio del Principato, si affianca una grande copertura verde monofalda, che ricorda i tendaggi costruiti in contesti emergenziali. Il piano inclinato è ricoperto da un orto di colture mediterranee, che testimonia l’attenzione ai temi della sostenibilità.
  • Monaco

  • Qatar: il padiglione invita i visitatori a immergersi nelle atmosfere fiabesche di un “suk” arabo. I progettisti hanno disegnato un’architettura in stile, una sorta di palazzo-fortezza protetto da quattro torri angolari e introdotto sul decumano da una scalinata trionfale. Sorprende il grande cilindro appoggiato sul tetto dell’edificio, che contiene il secondo livello dell’esposizione. Si tratta di un enorme jafer (di 11 metri di diametro per 8 di altezza), il tipico cesto per alimenti diffuso in Medio Oriente.
  • Paesi Bassi: “Share, Grow, Live” è il tema lanciato per riflettere alla “maniera olandese” sulla produzione, la distribuzione e consumo di cibo su scala globale, immaginando il recinto del padiglione come un luogo di esperienze inaspettate e capaci di incuriosire divertendo. Lo spazio è infatti progettato in collaborazione da Gielissen Interiors & Exhibitions, TOTEMS Amsterdam e DVP Europe Eventmarketing come un anti-padiglione, una sorta di Luna Park composto da una sequenza di spazi di dimensioni e colori differenti, ognuno capace di ospitare mostre ed eventi che costruiscano un percorso aperto e libero.
  • Olanda

  • Regno Unito: L’alveare è l’immagine potente e simbolica scelta del Regno Unito per raccontare il tema del proprio padiglione e la fragilità ambientale e alimentare di un futuro che andrà affrontato insieme e in maniera consapevole. Il progetto, ideato dallo studio di Wolfgang Buttress, sembra mettersi in continuità con la presenza a Shanghai. Le api e la loro organizzazione produttiva e spaziale diventano la metafora che verrà offerta ai visitatori nel momento culminante del percorso espositivo, grazie a una enorme riproduzione elettronica e pulsante di un alveare. La ricerca scientifica e l’impatto che ha sull’alimentazione quotidiana e nell’educazione al cibo nelle scuole e nelle comunità è il tema centrale.
  • Repubblica Ceca: questo padiglione è a stretto contatto con l’acqua, filo conduttore della mostra al suo interno. I progettisti Chybik+Kristof disegnano un grande specchio d’acqua che accompagna i visitatori fin dentro lo spazio espositivo. L’edificio, su tre livelli, è interamente costruito con pannelli prefabbricati Koma e al termine dell’esposizione sarà ricostruito in patria come asilo nido.
  • Repubblica Ceca

  • Romania: I progettisti del padiglione della Romania, SC Artline srl e AC Adest Architecture srl, e i curatori della mostra tematica non hanno dubbi: la convivenza pacifica e produttiva tra tradizione e modernità è possibile e auspicabile. L’architettura dell’edificio esprime questa speranza sovrapponendo il linguaggio contemporaneo del piano terreno (racchiuso da una semplice sequenza di montanti verticali in legno) e la riproposizione, al primo piano, dell’abitazione tipica di un villaggio rumeno, con il caratteristico tetto a falde in paglia.
  • Santa Sede: La Santa Sede offre uno spazio di silenzio e contemplazione, raccolto sul piccolo lotto di soli 747 metri quadrati. Il padiglione è un edificio introverso, racchiuso in un involucro compatto che si apre solo in direzione del decumano con un ampio portale a tutta altezza. I prospetti sono concepiti come superfici parlanti, su cui è riscritto in moltissime lingue del mondo il celebre adagio biblico che recita: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
  • Vaticano

  • Slovenia: Cinque prismi montati in una sequenza semplice e dinamica che occupa in maniera longitudinale il lotto è il progetto dello studio sloveno SoNo Arhitekti. Il padiglione realizzato su un’area di 1.900 metri quadri con una struttura in acciaio rivestita in legno alternato alle grandi vetrate poste al piano terreno, trova una chiara identità iconica grazie ai forti contrasti tra i diversi volumi che si susseguono, accompagnando all’interno il percorso del visitatore.
  • Spagna: Il grande padiglione della Spagna è progettato dallo studio barcellonese B720 Arquitectos. I visitatori accedono a due navate lineari, che si sviluppano per tutta la lunghezza del lotto. Il ritmo regolare delle capriate a doppia falda di legno (ma parzialmente ricoperte d’acciaio inox) racchiude una sequenza di volumi chiusi, che contengono gli spazi espositivi, le aree ristoro e gli uffici. Le terrazze in copertura sono accessibili al pubblico. Una rampa si dirama dal corpo di fabbrica principale per abbracciare il patio degli aranci che, insieme al chiringuito, è il principale omaggio del progetto alla tradizione spagnola.
  • Spagna

  • Sri Lanka: Al centro del lotto di oltre 1.500 metri quadrati, collocato sul lato settentrionale del decumano, si erge la scultura dell’albero di Bo, omaggio al più antico esemplare al mondo di Ficus religiosa, che vive nell’isola dal III secolo prima di Cristo (foto sotto). È questo l’elemento di spicco di uno spazio estremamente permeabile (diverse le entrate, poste su tutti i lati) e coloratissimo, che celebra la prosperità del Paese asiatico.
  • Stati Uniti: ogni giorno, per tutta la durata dell’Esposizione Universale, il padiglione USA produrrà cibo. Lo farà attraverso una superficie coltivata verticale della lunghezza di un campo da calcio, che sarà “arata” quotidianamente. Sul lato corto, l’edificio spalanca sul decumano un enorme portale a tutta altezza, a simboleggiare la massima trasparenza e apertura di un Paese che sente la responsabilità di nutrire il pianeta. Da qui si accede a una lunga piattaforma di legno, realizzata con assi recuperate dal lungomare di Coney Island, che distribuisce i diversi ambienti espositivi e di servizio.
  • 2015-03-07 USA

  • Svizzera: il progetto dello studio Netwerch combina una interpretazione originale del tema con il disegno degli spazi. Il cuore dell’intervento è infatti rappresentato da quattro torri alte 14 metri piene di derrate alimentari, dove il visitatore è invitato a consumare consapevolmente quello che gli verrà offerto gratuitamente sapendo che, una volta terminato il cibo, le torri rimarranno vuote. L’intervento è volto a sensibilizzare la gente sulla delicatezza del nostro eco-sistema e sulla responsabilità che abbiamo tutti nel mantenerlo come un patrimonio per il nostro futuro.
  • Tailandia: Ngob e naga: il copricapo tradizionale dei coltivatori di riso e le linee sinuose degli uomini-serpente (simbolo di prosperità) ispirano le forme del padiglione thailandese, progettato da OBA (The Office of Bangkok Architects). Il percorso espositivo, suddiviso in quattro aree tematiche, comincia già sulla rampa che risale dal decumano, prosegue all’interno dello spazio a pianta centrale a forma di ngob e si conclude nella riproduzione del tipico mercato sull’acqua di Bangkok, orgoglio nazionale del Paese asiatico.
  • Tailandia

  • Ungheria: Un’imponente arca di Noè occupa la parte centrale del padiglione ungherese, progettato da Attila Ertsey, Ágnes Herczeg e Sándor Sárkány, a simboleggiare la possibilità di salvezza dell’umanità grazie all’uso consapevole del cibo.
  • Uruguay: Il padiglione uruguayano riveste una grande importanza nella storia del Paese sudamericano, che mai prima d’ora ha costruito un suo edificio indipendente per un’Esposizione Universale. Consiste in un unico volume cilindrico, interamente realizzato con materiali riciclabili, posizionato in un lotto di poco meno di 800 metri quadrati. A partire dal piano terreno, una rampa “sonora” accompagna i visitatori fino alla sala espositiva principale, al primo piano.
  • 2015-03-07 Uruguay

  • Vietnam: La gran parte del paesaggio vietnamita deriva in realtà da un progetto architettonico, costruito nei secoli per guadagnare spazio utile alla coltivazione del riso. Un frammento di questa inconsapevole opera di land art è ricostruita dai giovani H&P Architects. La grande aula interna del padiglione è coperta da due ampie falde terrazzate, regolarmente irrigate e in grado di produrre cibo. La presenza congiunta di acqua corrente e vegetazione definisce un microclima mite e dal corretto livello di umidità, confermando l’attenzione del Paese asiatico al tema della sostenibilità a tutto tondo.

Padiglioni Corporate

  • Intesa Sanpaolo
  • Caritas
  • China Corporate United Pavilion
  • Coca Cola
  • JooMoo
  • KIP International School
  • New Holland Agriculture
  • Enel
  • Vanke

Organizzazioni internazionali e società civile

  • Future Food District
  • Padiglione Zero + Expo Center
  • Slow Food
  • Unione europea

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