“Visa pour l’image” il fotogionalismo in mostra a Perpignan

Se vi trovate nel sud della Francia, fino al 15 settembre, a Perpignan potete trovare il “Visa pour l’image“, il più grande festival internazionale di fotogiornalismo, che fa il punto su una professione sempre più toccata dalla crisi. Per la 25/a edizione della manifestazione sono state allestite 25 esposizioni di grandi fotoreporter, oltre a proiezioni di film e tavole rotonde sul mestiere di fotogiornalista e sul suo avvenire. In particolare c’è la retrospettiva del britannico Don McCullin, 78 anni, che lungo la sua carriera ha immortalato, tra l’altro, la guerra civile a Cipro nel 1964 e il conflitto del Vietnam, ha fotografato l’Africa e il Medioriente. L’italiano Sebastiano Tomada testimonia dal 2012 la rivoluzione in Siria da Idleb, passando lungo la frontiera del Libano fino ad Aleppo: la vita quotidiana di donne, uomini e bambini, i feriti, gli ospedali. “Dalle linee del fronte che cambiano in continuazione, alla vita dei civili che hanno perduto la loro casa – osserva Tomada -: questo reportage illustra la condizione dei feriti, le difficoltà d’accesso alle cure e la situazione precaria di ospedali e centri medici esposti ai pericoli di una guerra di cui non si vede la fine“. Il portoghese Joao Silva, con entrambe le gambe amputate da una mina in Afghanistan nel 2010, presenta una selezione dei suoi reportage pubblicati sul New York Times.

Phil Moore

Phil Moore
Michael Nichols
Michael Nichols

Phil Moore, giovane fotografo britannico, propone il suo lavoro sul gruppo ribelle congolese M23 mentre Rafael Fabres ha seguito le Unità di polizia di pace nelle favelas di Rio de Janeiro che lottano contro la criminalità organizzata. Il Festival rende omaggio a Qais Usyan, reporter afgano morto prematuramente a 25 anni e a Jose Cabezas, con un reportage sulle gang dei quartieri più pericolosi della capitale di El Savador. La scorsa edizione aveva raccolto un numero record di visitatori (221.000). “E’ un paradosso – spiega Jean-Francois Leroy, direttore e fondatore del Festival -: la frequentazione è in costante aumento dalla creazione della manifestazione nel 1989. Ma il mestiere di fotoreporter è in crisi. Qui si mostrano le foto che ormai i giornali non pubblicano più“. La crisi della stampa e la concorrenza di Twitter e del digitale sono tra le cause. “Venticinque anni fa, i grandi fotoreporter riuscivano a vivere delle loro pubblicazioni sui giornali. Non è più il caso oggi. Era un altro tempo, un altro mondo. Oggi le riviste producono sempre meno e riducono sempre di più i costi. Molte agenzie sono scomparse o non hanno più l’aura di allora“. Il Festival assegnerà una decina di premi (Visa d’or) e borse (Getty Images) per un ammontare totale di 155.000 euro.

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fonte | ansamed.ansa.it

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